«Seguendo l’esempio di San Francesco andiamo incontro all’altro… »

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«Seguendo l’esempio di San Francesco andiamo incontro all’altro… »

6 febbraio 2017

Il sabato mattina la città di Aleppo è solitamente tranquilla. È un giorno del fine settimana: non c’è scuola e nessuno deve andare al lavoro… Ma questo sabato, nella nostra parrocchia, l’atmosfera è molto diversa. I nostri giovani corrono come formiche per finire i preparativi per la giornata, già iniziati molti giorni fa. Non vogliono dimenticare niente, per poter poi andare incontro agli “altri”: coloro che hanno bisogno. Per noi cristiani, le persone nel bisogno, a prescindere dalla loro religione o dalle loro convinzioni, sono Gesù che bussa alla nostra porta.

Molte famiglie hanno abbandonato Aleppo est nelle ultime settimane di guerra. Hanno lasciato le loro case ed altre proprietà e sono arrivati qui senza niente. Altri si sono aggregati ai combattenti, quindi ora la parte est della città è stata quasi del tutto abbandonata dai suoi abitanti. In seguito, queste famiglie «distrutte» sono arrivate a Jibreenb, Al Hamra ed hanno trovato rifugio lì, nei silos pieni di grano. Qui hanno fatto esperienza non del terrore, ma di un freddo inverno.

La parte occidentale della città non ha avuto molta più fortuna di quella orientale. Si può vedere la distruzione semplicemente camminando per le strade di Midan: interi quartieri in rovina, edifici mezzi distrutti. Di tanto in tanto si vedono persone camminare per quei quartieri altrimenti completamente deserti…  Nonostante le nostre ferite, come comunità cristiana, come discepoli di Cristo, noi viviamo in questa parte ovest della città, superando le nostre ferite e, con tutta la compassione che Cristo ha per le famiglie ed i bambini che sono nel bisogno, andiamo verso “i più piccoli” per esprimere la nostra carità attraverso le azioni di carità, dopo averla trasmessa attraverso le preghiere.

Questa missione è il risultato della nostra collaborazione con gli altri. Dopo Natale, abbiamo contattato molte associazioni che hanno cominciato a coordinare gli aiuti umanitari per conto del governo. Quando abbiamo dato il via al programma, abbiamo condiviso le nostre attività di distribuzione. La nostra parrocchia ha fornito stufe a gas per ogni famiglia sfollata e gli altri hanno fornito vestiti e cibo.

Abbiamo iniziato questa missione come parte della Chiesa e in nome della Chiesa. Non abbiamo voluto mettere il nostro stemma di francescani sui prodotti. Seguendo infatti l’esempio di Francesco che si svuota di se stesso con tanta umiltà, per essere “voce che introduce Gesù”, abbiamo preferito fare tutto sotto il nome di: “soccorso papale”.

La nostra giornata missionaria è stata ulteriormente avvalorata dalla presenza del Nunzio Apostolico Cardinale Mario Zenari, di mons Giovanni Pietro Dal Toso, segretario di “Cor Unum” e di mons Thomas Habib, che sono venuti con noi a visitare le famiglie sfollate a Jibreen.

A Jibrin, abbiamo passato tutta la giornata con la gente sofferente, ascoltandoli ed aiutandoli. Abbiamo incontrato la miseria materiale ed un’ancora maggiore miseria morale. Tutte le famiglie sono a pezzi ed ogni persona ha una storia di sofferenza. Queste persone hanno ferite sia fisiche che mentali… La maggior parte delle donne sono vedove o sono state abbandonate con molti bambini, a volte 12 o più. Ognuno si è precipitato da noi a raccontare la propria storia, tutti avevano bisogno di qualcuno che li ascoltasse. Quasi tutte queste persone hanno sperimentato la violenza o visto la morte brutale di uno dei loro parenti: genitori, mariti, figli… Abbiamo incontrato un gran numero di orfani e bambini che non hanno un padre, che non hanno mai vissuto in una casa o non sono mai andati a scuola. Questi sono bambini che, fino ad ora, hanno sperimentato solo il terrore, la violenza, la sporcizia, la sete, la fame, il freddo, la tristezza… Un’intera generazione che fino ad ora non ha ricevuto altra educazione al di fuori della guerra…

Siamo tornati alla nostra parrocchia di Aleppo verso le 17:00, dove era pronto un pasto per tutti i nostri volontari, che hanno trascorso la propria giornata mostrando senza riserve l’amore per il prossimo. San Francesco, patrono della nostra parrocchia, sarà stato ben contento al vedere i nostri giovani compiere questa missione. Per tutto il giorno abbiamo sentito la sua compagnia ed il suo sorriso dall’alto… Ringraziamo il Signore per questa ricca esperienza che ci ha fatto scoprire un campo di missione in cui Lui ci attende. Il Signore ci ha parlato, come al solito, tramite i segni del tempo, attraverso le parole delle donne, attraverso gli sguardi dei bambini… La sfida non è ancora finita, anzi è appena iniziata: in molti quartieri, la gente ha bisogno di pozzi per rifornirsi d’acqua… molte altre famiglie hanno bisogno di riscaldarsi e non hanno la possibilità di preparare un pasto caldo. Centinaia di bambini hanno i geloni ai piedi a causa del freddo: hanno un urgente bisogno di scarpe. La sfida più grande da affrontare per garantire la rinascita di Aleppo è l’istruzione. A Jibrin, abbiamo visto i bambini correre senza meta per le strade e comportarsi in modo aggressivo. Così abbiamo capito che abbiamo bisogno di educatori per questa generazione che ha conosciuto a tal punto il disordine della guerra. Abbiamo visto quanto queste persone abbiano bisogno di essere accompagnate per diventare cittadini responsabili e creativi. Persone che, amando se stesse e gli altri, potranno diventare capaci di costruire una società migliore ad Aleppo. Con la nostra visita a Jibreen e Jabal Bdro abbiamo concluso un capitolo della missione di Gesù nella nostra “Aleppo ferita”, ma abbiamo ancora molte pagine davanti a noi, capitoli ancora non scritti, che le nostre mani guidate dallo Spirito Santo dovrebbero continuare a riempire.

 

2018-07-06T11:59:40+03:00 Febbraio 6th, 2017|Archivio|0 Commenti

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